Come fa una banca a ridurre i costi per i clienti durante l’inflazione? Ecco cosa dicono gli esperti

Come si comportano le banche in questo particolare momento storico nei confronti dei loro clienti? Cosa succede quando l’inflazione rimane costante? Come rispondono le banche italiane alla rigida politica della Bce che ha imposto l’aumento dei tassi di interesse?

L’inflazione, con i dati aggiornati a novembre 2022, non rallenta la sua morsa e stringe alla gola le famiglie italiane, mettendo in ginocchio, chi, già debole di fronte ad un budget mensile esiguo, si ritrova alle prese con aumenti costanti dei beni di prima necessità. Per non parlare poi degli “infernali” rincari energetici che ci regalano notti insonni.

costi banche
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Non è sempre vero che, nei momenti di crisi così forte, gli istituti di credito sono costretti ad “alzare la posta” e a dare anche loro un colpo di mannaia, l’ennesimo, alle certezze della collettività. Vediamo allora di capire perché, secondo gli esperti, in questo momento, le banche potrebbero anche tendere gioco forza a ridurre i costi per i correntisti. E qualche banca lo sta già facendo, con quella che potrebbe essere considerata una politica lungimirante.

Da una parte, è innegabile, che anche le banche hanno le loro spese da sostenere. I rincari energetici, ad esempio, e la stessa inflazione, potrebbero costringere una banca ad aumentare le spese fisse per i propri clienti per sostenere le tecnologie e il personale. E’ anche vero che molti grandi istituti bancari italiani hanno tagliato ad esempio diverse filiali, così come ridotto notevolmente gli sportelli con i bancomat. Questo per far fronte ai notevoli costi energetici.

Esistono, però, rovesci della medaglia da analizzare e questo nonostante dalla Banca Centrale Europea, negli ultimi mesi, siano arrivate indicazioni precise, con una politica monetaria rigida e restrittiva, ma soprattutto con i tanto annunciati aumenti dei tassi di interesse.

Alcune banche mondiali, tra cui la Bpm in Italia, ha deciso ad esempio, di abbassare i costi. Vediamo per quale ragione e in base a quale strategia. Con la minaccia di recessione, sempre in agguato, e il rallentamento della domanda di prestiti (è inevitabile quando manca liquidità da parte della collettività), emerge un nuovo tema da analizzare, ovvero il taglio dei propri costi. Chiamiamola pure “politica inversa”. La Bce aumenta i tassi, certe banche rispondono riducendo addirittura i propri costi, quando sarebbe naturale aumentarli. Una strategia di non poco conto, che come nel caso della Bpm non scarica sui clienti il peso delle decisioni della Banca Centrale Europea. Una scelta interna coraggiosa, vediamola nei dettagli.

Ecco come alcune banche italiane sono riuscite a ridurre i costi ai tempi dell’inflazione record

Le banche sono costantemente alla ricerca di modi per diventare più efficienti e redditizie. Che senso ha “ferire” i clienti con aumenti su aumenti e rischiare così di perderli o nella migliore delle ipotesi avere clienti inadempienti? Ma le riduzioni delle spese ora, inclusi i licenziamenti del personale, potrebbero essere guidate dalla necessità di anticipare il calo delle entrate se i prestiti dovessero diminuire in una pericolosa recessione economica.

Ridurre i propri costi tagliando personale e filiali vuol dire evitare di far pesare sulla clientela le spietate leggi del mercato attuale, anche perché se non arrivano richieste di prestito, se cala il numero dei mutui, se sempre più clienti non movimentano il proprio conto o decidono di cambiare  istituto, le banche comunque pagheranno uno scotto pesantissimo.

Per questa ragione, istituti di credito come Bpm ha deciso di rispondere agli aumenti imposti dalla Banca Centrale Europea, rispondendo esattamente al contrario, ovvero riducendo le proprie spese. Per ora, pare che questa politica non sia stata sposata da altre banche italiane, che al contrario hanno aumentato le commissioni sui prelievi, le spese annuali e anche i costi dei bonifici, che ad esempio, non sono più gratuiti ma comportano, per alcune banche, una spesa di sette centesimi di euro.

Aumentare i propri profitti significa guardare con lungimiranza alle necessità del momento e non gettare la croce sulla clientela. Le banche devono agire urgentemente se vogliono aumentare i loro margini di profitto in un momento del genere. Poiché aumentare le entrate nell’attuale contesto sarà difficile, le banche devono tagliare i costi. Ciò richiederà la semplificazione delle offerte, la digitalizzazione delle operazioni, il perseguimento di una crescita organica a basso costo e la costruzione di scala attraverso fusioni e acquisizioni e partnership.

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