Conosci i segreti dell’uccellino macellaio? Rimarrai davvero esterreffatto

Arroccato sopra gli alberi della grandi praterie del Nord America, ma presente anche in alcun territori del nostro sud Italia, quello che all’apparenza sembra un innocuo uccellino, l’Averla Caretta (Lanius ludovicanus), non è affatto un tipico e timido volatile canoro.

È decisamente più a tinte foschi la sua esistenza. Scopriamo incredibilmente perchè. L’averla caretta è chiamata anche “uccello macellaio” per un motivo: impala la preda su oggetti appuntiti per tenerla al sicuro e per farla a pezzi in seguito. Non ci crederesti ma è così. Quello che sembra simile a un passerotto, è in realtà un killer spietato.

Averla uccello macellaio
Averla uccello macellaio

Lo spettacolo in cui potreste imbattervi è decisamente fuori dal comune. Magari una lucertola essiccata appesa senza vita ad un recinto, infilzata nell’intestino su una punta di filo spinato o nella parte appuntita di un ramo. A pochi metri di distanza, potreste scorgere un’ape morta. Chi li ha uccisi? E perché? A quanto pare, questo mistero di omicidio nella vita reale ha un sorprendente colpevole aviario: proprio lui, l’averla.

Esistono due tipi di averla nel Nord America, l’averla caretta e l’averla settentrionale. Entrambe le specie sono notevolmente simili: hanno all’incirca le dimensioni di un pettirosso, con un becco scuro e uncinato, corpo grigio e ali bianche e nere. Entrambi gli uccelli hanno anche prominenti macchie alari bianche che sono visibili in volo e una fascia nera attraverso l’occhio.

Un altro buon modo per distinguere le specie è la loro gamma. Gli averla caretta si trovano tutto l’anno nella parte inferiore degli Stati Uniti continentali e in estate migrano a nord verso gli stati delle Montagne Rocciose e il Midwest. (Ma non il medio Atlantico o il New England).

L’averla settentrionale ha, ovviamente, un area di presidio differente. In estate si riproducono in Alaska e nell’estremo nord del Canada, dove la tundra incontra la taiga, ovvero la foresta boreale. In inverno migrano verso sud, attraversando la metà settentrionale degli Stati Uniti continentali. (Si avventurano un po ‘più a sud negli stati occidentali, intorno al confine tra Colorado e New Mexico).

Alto meno di dieci pollici e con un’apertura alare lunga un piede, questo aggressore in miniatura non manca affatto di spavalderia. La loro vista eccellente consente loro di individuare pasti come cavallette, topi, serpenti, rane e persino altri uccelli!

Anche se le averle caretta non hanno artigli potenti come i rapaci, sfruttano al meglio un piccolo becco adunco e i loro piedi per trasportare la preda verso uno spiedo a scelta, come il filo spinato o un piccolo ramo di un albero. Questi depositi di cibo, chiamati anche dispense, potrebbero rimanere per giorni, settimane e mesi, specialmente in inverno quando le fonti di cibo scarseggiano.

Piccolo e all’apparenza innocuo: è un efferato predatore

Insomma, chi lo avrebbe mai detto? Un efferato predatore, ma anche un animale capace di risparmiare per gestire la scarsità di cibo in vista dei periodi avversi. La stagione riproduttiva, in genere da aprile a luglio, intensifica questo comportamento di accaparramento poiché i maschi usano la tattica predatoria (e un comodo servizio di pasti) per mettersi in mostra per il sesso opposto.

Questo aiuta a spiegare perché i volontari scientifici della Lipu, spesso, trovano, in territori come la Puglia e la Sicilia, veri e propri spiedini appesi ai rami, stile kebab. Si tratta delle prede dell’uccellino macellaio. Incredibile ma vero.

Il risvolto poco felice della storia che vi stiamo raccontando c’è ed è ben altro. E non si riferisce al modus operandi di questo simpatico volatile. Gli esemplari di Averla caretta continuano a diminuire in tutto il Nord America. In tal senso, gli esperti stanno tenendo d’occhio, al fine di preservarne la specie, questo residente estivo, per evitarne l’estinzione, e altri uccelli della prateria che aggiungono colore, suono e astute strategie di sopravvivenza all’ecosistema del nostro Pianeta.

 

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